Costi e reperimento del personale per le strutture alberghiere stagionali
Lo scenario post-covid ha evidenziato una vera e propria rivoluzione rispetto alla capacità, soprattutto da parte delle strutture alberghiere stagionali di reperire…
Lo scenario post-covid ha evidenziato una vera e propria rivoluzione rispetto alla capacità, soprattutto da parte delle strutture alberghiere stagionali di reperire personale qualificato.
Un articolo di Repubblica lancia l’allarme:
“Pandemia, disillusioni e precariato fanno crollare gli iscritti negli istituti alberghieri. L’onda lunga delle trasmissioni televisive in cui chef stellati lasciano intravedere ruoli prestigiosi, retribuzioni generose e un lavoro pieno di soddisfazioni sembra proprio archiviata. E gli istituti alberghieri non attirano più i ragazzini della terza media come accadeva alcuni anni fa, quando l’indirizzo faceva il pieno ed era necessario aprire nuovi plessi ogni anno. Attorno al 2010 l’istituto più popoloso d’Italia era proprio un alberghiero: l’istituto Pietro Piazza di Palermo con quasi 3mila studenti.
A lanciare l’allarme sulla crisi del settore l’Osservatorio Ristorazione attraverso il rapporto 2022, presentato un paio di settimane fa. Parecchie le cause, spesso concomitanti. Piuttosto tortuosa la strada per uscire da una situazione che non dipende soltanto dalla scuola. I numeri parlano chiaro. Nel 2014/15, si sono iscritti 64.296 nuovi studenti che nel 2021/22 sono diventati 34.015: meno 47% in pochi anni. Nei dati dell’Osservatorio rientrano anche gli iscritti ai percorsi assicurati dalle regioni e delle scuole non statali. E i numeri delle sole scuole di stato confermano l’andamento”.
Come evidenziato dall’articolo, si ritiene che non sia stato solo il periodo Covid a cambiare radicalmente le aspettative della forza lavoro nei confronti del settore alberghiero, ma piuttosto un vero e proprio cambiamento più generale e complessivo nei rapporti fra dipendente ed imprenditore.
Ci sembra infatti che una minore attrattiva verso il nostro settore (soprattutto strutture alberghiere stagionali che risentono dei maggiori problemi) possa essere riconducibile ad una serie di elementi più articolati e complessi:
- Orari di lavoro.
Sempre più rispetto al passato si afferma la tendenza di compartimentare l’orario di lavoro da parte del dipendente. I turni più lunghi, oltre il normale orario di lavoro, in particolare negli alberghi stagionali, fanno parte del passato. Le risorse umane richiedono un ambiente di lavoro confortevole ed un orario che lasci loro lo spazio anche attività di svago e momenti di relax. Si tratta di un vero e proprio cambiamento nel modo di interpretare il lavoro! - Condizioni di vitto e alloggio.
Sempre più spesso vengono richieste condizioni di alloggio che consentano al dipendente di poter disporre di una camera singola a lui dedicata (in particolar modo per alcuni ruoli). Non è solo lo stipendio a fare la differenza, ma anche una serie di benefici che consentano al dipendente di migliorare la propria qualità di permanenza presso la struttura. - Continuità nel lavoro con stagioni più lunghe.
Il problema dei contratti a termine e della mancanza di continuità lavorativa in un contesto di minore offerta rappresenta per gli albergatori stagionali una problematica notevole. Inoltre, la difficoltà di reperimento di personale a chiamata anche poco qualificato nei periodi di maggiore pressione della domanda è un tema spinoso che l’imprenditore alberghiero dovrà affrontare in anticipo e in maniera strutturata. - Stipendi più elevati ed inquadramento.
In passato il livello di inquadramento rappresentava un aspetto di secondaria importanza. Oggi non è più così, infatti le risorse umane chiedono esplicitamente non solo il “quantum” del compenso, ma anche il livello di inquadramento, la tipologia di contratto e le modalità di erogazione. - Formazione e possibilità di carriera. Gli argomenti formativi e la possibilità di crescita professionale rappresentano un aspetto sempre più rilevante. A parità di condizioni le strutture che garantiscono al dipendente un percorso a lungo termine con gratificazioni non solo economiche potranno vantare un’attrattiva di valore. Anche questo aspetto rappresenterà in futuro un “plus” sempre di maggiore rilievo per la forza lavoro.
Indubbiamente il periodo Covid ha determinato una conversione degli addetti al settore turistico verso altri settori, ma sarebbe riduttivo giustificare tale aspetto quale causa primaria in riferimento all’attuale carenza di personale specializzato, in particolare nelle strutture alberghiere stagionali. Il problema è molto più ampio ed articolato e fa riferimento a un cambiamento radicale nei rapporti tra imprenditore alberghiero e dipendente che non viene più interpretato come “erogazione di forza lavoro” a fronte di un corrispettivo, ma piuttosto come un rapporto lavorativo con prospettive non solo economiche e formative ma anche di contesto organizzativo e di permanenza presso la struttura di maggiore qualità rispetto al passato.
Insomma, non si ritorna indietro. Il cambiamento nei rapporti “datore di lavoro-dipendente” in futuro sarà differente e ogni albergatore dovrà creare un ambiente attraente e piacevole che sviluppi un contesto lavorativo gratificante.
Crediamo che il futuro abbia una nuova chiave di lettura: un albergatore deve essere in grado non solo di investire sul prodotto o sui servizi del proprio hotel ma, anche e soprattutto, riteniamo debba dedicare tempo e risorse al proprio gruppo di lavoro.
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